Gli antichi Egizi erano medici esperti. La pratica dell’imbalsamazione, che prevedeva tra le altre cose l’estrazione degli organi e la conservazione del corpo, sicuramente aveva contribuito ad ampliare le conoscenze sulla struttura del corpo umano, sul suo funzionamento e sulle malattie che lo colpiscono. I medici egizi erano un riferimento per quelli greci, come Ippocrate e Galeno, anche perché i popoli mediterranei condannavano la manipolazione dei cadaveri e avevano quindi meno occasioni di capire come funzionasse un corpo umano.
Naturalmente, la medicina egizia era molto diversa da quella moderna; la sua pratica era accompagnata da riti magici, quindi la figura del medico e quella del mago spesso si sovrapponevano, e frequentemente operazioni complesse e dolorose venivano eseguite (senza anestesia!) da parrucchieri e macellai (sì, avete letto bene…) che purtroppo provocavano la morte dei loro poveri pazienti.

Imhotep
Il più famoso medico dell’antico Egitto fu Imhotep, vissuto nel III millennio a.C. durante il regno del faraone Zoser.
Imhotep era riconosciuto come un medico formidabile e per le sue abilità venne considerato un semidio.
Imhotep fu anche poeta, sacerdote e architetto. Una curiosità: fu proprio Imhotep a progettare la famosa piramide a gradoni di Saqqara che avrebbe poi custodito i resti del faraone Zoser.
Statua in bronzo di Imhotep (600 a.C.)
© The Trustees of the British Museum
Le fonti
Tra le principali fonti grazie alle quali gli storici hanno scoperto i segreti dei medici egizi ci sono il papiro Edwin Smith e il papiro Ebers, che prendono il nome da due studiosi dell’antico Egitto vissuti più di 150 anni fa.
Entrambi i papiri sono scritti in ieratico e affrontano problemi medici; entrambi contengono una dettagliata descrizione del sistema circolatorio e riconoscono il ruolo del cuore come motore del sistema vascolare. Nonostante ciò hanno due approcci differenti alla medicina.
Il papiro Edwin Smith
Il papiro Edwin Smith risale al 1600 a.C., ma si pensa che sia la copia di un trattato più antico (3000 a.C.) attribuito proprio a Imhotep. Contiene infatti la descrizione di 48 casi che il noto medico egizio avrebbe trattato. Il papiro si sofferma in particolare sui traumi alla testa, per poi passare a quelli di collo, spalle, costole, petto, braccia. Mancano informazioni sulle parti inferiori del corpo, probabilmente perché una parte del papiro è andata distrutta.
L’approccio di Imhotep è scientifico: descrive le ferite e i trattamenti, così come il decorso dopo le operazioni. Non si affida quindi alla magia.
Tra le cose notevoli di questo documento c’è il riconoscimento del ruolo del chirurgo, il quale descrive le cause dei traumi e le ferite, chiede informazioni al malato, osserva le variazioni del battito cardiaco, controlla le reazioni del paziente dopo le operazioni. Insomma si comporta in modo simile a quello di un dottore nei nostri giorni.
Nel papiro, inoltre, si parla degli strumenti utilizzati dal medico per la cura delle ferite: garze di lino, cerotti e punti di sutura, disinfettanti a base di sostanze naturali, gessi per la cura delle fratture e molto altro ancora.
Infine, il papiro contiene anche la prima dettagliata descrizione del cervello umano.

Il papiro Ebers
Il papiro Ebers risale al 1550 a.C. circa ed elenca invece 700 formule magiche e rimedi popolari per risolvere i problemi più diversi: dal morso di un coccodrillo alle infestazioni di pulci, topi e scorpioni, dalle fratture alle carie ai denti, dai disturbi agli occhi alle ustioni.
Questi sono alcuni dei rimedi che il papiro prescrive.
ASMA- Preparare una miscela di erbe da scaldare in un pentolino. Il malato deve respirarne i vapori.
INTESTINO – Per liberare l’intestino preparare un miscuglio a base di latte di mucca, grano e miele. Schiacciare gli ingredienti, setacciarli, cuocerli e prendere il rimedio per 4 volte.
TOPI – Per proteggere gli indumenti dai morsi dei topi è necessario cospargerli di grasso di gatto.
MORTE – Mezza cipolla unita alla schiuma della birra costituiscono un ottimo rimedio contro la morte.
Alcuni di questi rimedi sembrano innocui e magari nell’antico Egitto funzionavano, altri sono un po’ più bizzarri. Insomma… oggi è meglio non seguirli 😉
Ecco invece i consigli a un medico che ha un paziente con poco appetito.
La mancanza di appetito è pericolosa. Bisogna quindi preparare un lassativo per il malato con il nocciolo di un dattero schiacciato nella birra rappresa e l’appetito tornerà. Se visiti di nuovo il malato dopo avergli dato questa medicina e trovi i fianchi del suo corpo caldi e la pancia fredda, allora puoi dire che il suo problema è risolto. Tienilo però alla larga dalla carne arrostita.
