MITI – Pan, Syrinx e l’invenzione del flauto (parte 2)

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

L’ispettore di polizia Nestor e il suo assistente a 4 zampe Sirio, si godono l’ombra di un platano in un caldo pomeriggio estivo, quando all’improvviso sentono uno strano e dolce suono. Ed ecco arrivare dal bosco…

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4 Ninfe di acque e boschi

Era la prima volta che le vedevo così da vicino.
Le ninfe di solito non oltrepassano il confine dei boschi in cui vivono: dunque è raro, per gli umani, incontrarle. Per di più se ne parla sempre come di creature gioiose, pronte in ogni occasione a danzare e fare festa. Invece gli sguardi e i gesti delle ninfe che avevo davanti facevano pensare a qualcosa di tremendo: erano agitate e disperate.
«Calmatevi», dicevo, «calmatevi e cercate di spiegarvi!»
Bisognava scoprire innanzitutto che cosa volevano e poi perché erano venute proprio da me. Ma comprendersi, fra uomo e ninfe, non è banale: la lingua è diversa, e anche il modo di pensare. Nel frattempo le studiavo con attenzione, cercando di indovinare dai gesti e dagli sguardi chi fra loro fosse una ninfa fluviale, oppure di alberi oppure di qualche piccolo fiore. Per quanto mi sforzassi, però, una sola cosa fu subito chiara: cioè che la fama della loro bellezza era assolutamente motivata. Anzi – detto fra noi – qualcuna era bella da perderci la testa.
Non preoccupatevi però: non mi innamoro mai, quando sono in servizio.

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Charles Amable Lenoir, Una ninfa nella foresta, XIX-XX sec.

5 Syrinx

Notai però che fra i tanti suoni (insensati al mio orecchio) pronunciati dalle ninfe, uno ricorreva più spesso:
«Syrinx!»
«Syrinx!»
«Syrinx!»
Mi convinsi che doveva essere il nome di una di loro cui era successo qualcosa. Così provai a ripeterlo, staccando bene i suoni:
«Sy-rinx?»
Vidi i loro volti illuminarsi; subito annuirono, indicando il bosco.
«Ecco, Sirio, anche per oggi niente riposo.»
Poi di nuovo rivolgendomi alle ninfe:
«Va bene, va bene, fateci strada.»
Mentre ci guidavano nel loro regno, dentro di me andavo ripetendo quel nome come una cantilena:
«Syrinx, Syrinx, Syrinx …»
Presto mi sembrò di avvertire un segreto legame fra quel suono ripetuto e le note della musica sentita poco prima. Il mio intuito mi diceva che il legame fra quei due misteri doveva essere strettissimo.

6 Nel bosco

Sì, certo, anche il bosco ricade sotto la mia giurisdizione. Ma in realtà quello è un regno a parte, con leggi e regole proprie, come il mare: quale uomo potrebbe mai illudersi di dominarli? E in effetti corrono voci allarmanti e (spero) esagerate su quanto di illegale avviene all’ombra di questi alberi secolari, intrecciati al punto da non fare quasi entrare la luce del sole: filtri magici, castelli incantati, apparizioni e duelli di streghe e maghi… Non bisogna credere a tutto, ci puoi giurare! E tuttavia ogni volta che sono obbligato ad entrarci lo faccio di malavoglia e con un po’ di timore.
Fatto sta che le ninfe correvano come cerbiatte davanti a noi, in quell’intrico di piante e rovi, mentre per me e persino per il mio assistente procedere lì in mezzo era ben più complicato:
«Ehi, accidenti, aspettate!»
Alla fine si fermarono in cerchio attorno a un grande albero che doveva essere stata l’abitazione di Syrinx. Diedi un’occhiata, in cerca non sapevo neanch’io di cosa. Se quello fosse stato il luogo di un reato, con tanto di cadavere e arma del delitto, l’indagine sarebbe stata più facile. Ora invece ignoravo non solo l’assassino ma anche la vittima – e dunque il tipo di crimine che si era consumato. In casi simili, solo il mio fido assistente poteva darmi una mano. O meglio, una pelosissima zampa:
«Forza, Sirio, annusa in giro!»
Il segugio si diede subito da fare: pochi istanti dopo, aveva già le orecchie alzate e una pista da seguire.

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Photo by Artem Beliaikin on Pexels.com

 

7 Primi indizi

Mentre m’affrettavo per non perdere di vista Sirio, riflettevo sulla stranezza della situazione. In primo luogo ero convintissimo che “la vittima” non poteva essersi smarrita: nessuno, infatti, si perde a casa propria, e tutto il bosco era per Syrinx come una casa. Inoltre – aggiungevo discutendo fra me e me – se anche per assurdo si fosse smarrita, non ci sarebbe stato nessun nascondiglio naturale in cui le altre ninfe non l’avrebbero ritrovata.
«Viva o morta, intendo…»
No, doveva essersi verificato qualcosa di eccezionale, quel giorno. Fu l’insistito abbaiare di Sirio a distrarmi da quei pensieri: se ne stava davanti a un rovo, il naso puntato all’insù, verso quello che, a una più attenta analisi, si rivelò il brandello di uno di quei vestiti di petali indossati dalle ninfe:
«Bravo Sirio, una traccia! Syrinx è passata di qui.»
A confermare quella speranza, nell’aria risuonava la musica.

Sì, ne ero sempre più certo: come il filo di Arianna aveva guidato Teseo fuori dal labirinto, così quelle note flautate mi avrebbe guidato nell’intrico del bosco verso ciò che cercavo. All’improvviso, però, ricordandomi la leggerezza e l’abilità con cui le ninfe correvano fra rovi e rami, mi resi conto che qualcosa non tornava:
«Una ninfa non si graffia correndo e tantomeno impiglia i suoi vestiti in un ramo!»
No, cari miei, qualcosa spaventandola le aveva fatto cambiare bruscamente direzione: ecco che cosa era successo: Syrinx stava fuggendo da qualcosa… o da qualcuno. Con quell’idea in testa mi misi a perlustrare la zona con maggiore determinazione. E presto saltò fuori ciò che cercavo.

Continua…

Adatt. da Luca Soverini, La ragazza che divenne pesce, Mursia Scuola

* Immagine di copertina: Michal Jarmoluk/PIXNIO
** Brano audio: CarlosCarty/freesound