INTRODUZIONE
Gli antichi avevano un rapporto molto stretto con la natura e riuscivano così a vedere nell’ambiente che ci circonda cose che noi ormai non notiamo più. Pan era un dio piuttosto selvaggio e un corteggiatore ostinato, spesso invadente – diciamolo pure. In questa storia si innamora di una ninfa, cioè di una divinità della natura. Syrinx, questo è il suo nome, non ricambia però le attenzioni di Pan e in tutti i modi cerca di tenerlo lontano. Quando però si rende conto che è stanca di sfuggirgli, arrivata sulla riva di un fiume, si getta in ginocchio a pregare di essere trasformata in una pianta. Gli dèi la ascoltano: così quando finalmente Pan la raggiunge, fra le braccia stringe soltanto giunchi di flessuosa canna. Il suo respiro di innamorato deluso, allora, passando attraverso il nuovo corpo di Syrinx, si trasforma in una musica malinconica e dolce.
Nel racconto che segue immaginiamo che ad indagare sulla sparizione della bellissima ninfa venga chiamato un ispettore di polizia: il vecchio e sapiente Nestor, con il suo fido assistente – un bracchetto di nome Sirio.
P.S. Il racconto è diviso in più puntate.
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1 Alle soglie della pensione
Ah, se ne ho avuti di casi strani per le mani! Assassini, serial killer, delitti passionali, mostri dall’alito pestifero, liti familiari, vendette divine… Bei tempi! Ma adesso che ho i capelli bianchi e sto per ritirarmi dall’attività, se tu mi chiedessi: «Ehi, Nestor, in tutta la tua carriera quale è stata l’indagine più straordinaria?» beh, non avrei dubbi nel risponderti:
«La misteriosa scomparsa della ninfa!»
Ero giovane allora, eppure ricordo ogni dettaglio, come fosse ieri. Senza contare che mi basta sussurrare il suo nome, perché nella mente mi risuoni la musica sublime che da allora mi ossessiona.

2 L’ora di Pan
Era una torrida giornata di mezza estate, nell’ora in cui il caldo sembra avvolgere il mondo in un’immobilità incantata, e persino le cicale interrompono il loro canto. (La gente la chiama “ora di Pan”: e vedrete presto che ciò ha un suo peso, nella vicenda). Il mio fedele assistente ed io sedevamo all’ombra di un grande platano, facendo l’unica cosa concepibile in simili momenti: sorseggiare qualcosa di fresco e sperare che nessuno abbia bisogno di te fino a sera. Risparmiavamo persino sulle parole del dialogo fra noi:
«Quest’anno il caldo è anche peggio del solito, non trovi Sirio?»
«Wof!»
«Dove si andrà a finire, di questo passo?!»
«Wof wof!!»
Eppure, anche nell’ora di Pan, restavo sempre allerta: ero giovane, certo, ma già abbastanza esperto per sapere che c’è uno stretto rapporto fra l’aumento della temperatura e quello della criminalità; e qualcosa mi diceva che, da un momento all’altro, la nostra ombrosa quiete sarebbe stata disturbata.
Infatti, poco dopo …
3 Una musica sublime
«Zitto, Sirio!»
Smisi di succhiare dalla cannuccia e tesi l’orecchio – come fece anche il mio fido assistente, rivolgendo il muso a occidente. Nell’aria immobile si diffondeva un suono mai udito:
«Che cosa è… che cosa è?»
Ah se avessi le parole per descriverti la dolcezza di quella musica! Bastavano le prime note di quello strumento mai udito, per sprofondarmi in un sogno di dolcezza e malinconia, per farmi sentire il soffio del vento sulla pelle e un brivido d’acqua di sorgente che scorre:
«E da dove viene, poi?»
Ma non era possibile individuare la fonte di quella magia musicale.
Il mistero di quella musica fu il segno di qualcosa di straordinario che iniziava. Un istante dopo Sirio scattò sulle zampe come una molla, ringhiando in direzione del vicino bosco.
E in quel momento le vidi arrivare.
Adatt. da Luca Soverini, La ragazza che divenne pesce, Mursia Scuola
* Immagine di copertina: Michal Jarmoluk/PIXNIO
** Brano audio: CarlosCarty/freesound