Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma, è uno dei più importanti musei dedicati alla civiltà etrusca. Oltre al Sarcofago degli sposi, ospita altri famosissimi reperti, come l’Apollo di Veio e le lamine di Pyrgi. Il Museo è stato fondato nel 1889 per custodire testimonianze delle civiltà che hanno popolato l’alto Lazio e l’Umbria, prima dell’affermazione della civiltà romana.
Quando parliamo di sarcofaghi, generalmente pensiamo subito agli Egizi e alle mummie. In realtà nell’antichità, la maggior parte dei popoli li usava per contenere le ceneri dei defunti.
È anche il caso di questo grande sarcofago in terracotta del VI sec a.C. che raffigura una coppia di sposi. Il sarcofago è composto da circa 400 pezzi che sono stati rinvenuti nel 1881 nella Necropoli della Banditaccia, a Cerveteri. È lungo poco più di 2 metri ed è alto quasi 1 metro e mezzo: le figure umane, quindi, sono quasi a grandezza naturale.
Gli sposi sono sdraiati su un letto chiamato kline e sono ritratti mentre partecipano a un banchetto. Lo capiamo dalla posizione del corpo, con il busto sollevato, e da quelle delle braccia. In origine, nelle mani dei due sposi c’erano degli oggetti che sono andati perduti. Probabilmente la donna in una mano teneva un flacone di unguento o di profumo, mentre l’uomo aveva una coppa per il vino.
Il volto dei due sposi è stilizzato, non riproduce cioè il loro volto reale, ma li ritrae utilizzando degli elementi convenzionali per l’epoca: gli occhi sono a mandorla (e in origine erano colorati, come tutto il sarcofago), il naso è lungo, la bocca è aperta in un sorriso appena accennato.
I due sposi hanno i capelli lunghi, acconciati secondo la moda del tempo, cioè raccolti in trecce o modellati in morbidi boccoli; lui ha la barba a punta. La sposa indossa il tutulus, il tipico cappello etrusco a calotta, una tunica e un mantello, mentre lo sposo è a torso nudo. I piedi dell’uomo sono scalzi, la donna invece indossa dei raffinati sandali con la punta all’insù, probabilmente di origine greco-orientale.



Il modo in cui l’uomo abbraccia la sposa, la vicinanza dei due volti, la posizione delle braccia comunicano affetto e rendono viva e naturale la scena del banchetto: è come se la coppia, unita dall’amore, continuasse a vivere la sua consueta vita e non fosse mai morta.
Il sarcofago, oltre a mostrare una scena di vita quotidiana, ci racconta però anche un aspetto importante della civiltà etrusca.
Le scene di banchetto sono ritratte molto spesso sulle pareti delle tombe. È un elemento che gli Etruschi hanno ripreso dai Greci e che veniva utilizzato per mostrare la ricchezza e l’importanza all’interno della società del defunto. Anche i Romani riproducono i banchetti; ai banchetti greci e romani di epoca pre-imperiale però partecipano solo uomini. Il fatto che nel sarcofago sia presente anche la moglie, ritratta alla stessa grandezza del marito e nella stessa posizione, significa che all’interno della società etrusca le donne godevano di rispetto e considerazione. Cosa che purtroppo non accadeva presso altre civiltà.
Ultima curiosità! Un sarcofago etrusco quasi identico a quello presente al Museo di Villa Giulia è custodito al Museo del Louvre di Parigi. Naturalmente anche lui si chiama Sarcofago degli Sposi 😉
