MITI – Pan, Syrinx e l’invenzione del flauto (parte 4)

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

 L’ispettore Nestor e il suo assistente Sirio indagano sulla scomparsa delle ninfa Syrinx. Nel bosco trovano delle impronte che potrebbero appartenere al dio Pan.

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11 Dove scomparivano le tracce

Ormai tutto mi era così chiaro che, seguendo le impronte, vedevo Syrinx cercare di sottrarsi all’inseguimento del dio: la sentivo imprecare, sentivo il battito accelerato del suo cuore; qui era scivolata, lì aveva provato a nascondersi.  A un certo punto, il bosco diradò fino a scomparire e ci trovammo di nuovo alla luce del sole, non lontano dalla riva di un fiume ormai prosciugato dal caldo – qui e là affiorava il suo letto di ghiaia.
«Stai attento, Sirio, non perdere la pista!», ricordo di avere gridato. Ma lui era già fermo davanti a un canneto che, nonostante la completa assenza di vento, agitava i suoi flessuosi pennacchi in un lento dondolio. Sirio mugolava con la coda fra le gambe, proprio come la prima volta che aveva annusato le impronte di Pan. Mi avvicinai per capire che cosa aveva trovato e tranquillizzarlo:
«Ma… come è possibile?»
 Le orme di Syrinx, fino a pochi metri prima così chiare, nei pressi del canneto sparivano nel nulla. Pensai che eravamo arrivati sul luogo del delitto: anche se ancora non era chiaro di che delitto si trattasse. Sirio tremava puntando lo sguardo al centro del canneto. Quanto a me, l’istinto mi diceva che non eravamo soli:
«Non ti muovere, non fare nulla!»
Fu in quel momento che quella musica mi stordì ancora, come un colpo in testa. Veniva proprio da dentro il canneto: Syrinx – o quel che rimaneva di lei – doveva essere lì dentro.

Mi aspettavo, però, di trovarci anche lui.

metamorfosi
Gilles-Lambert Godecharle, Pan insegue Syrinx, 1804

12 Confessione

Ebbi l’impressione che mi aspettasse – o comunque che aspettasse qualcuno per liberarsi del peso di ciò che aveva visto e fatto. Appoggiò sulle ginocchia lo strumento dalle cui canne otteneva, soffiando, la musica che mi tormentava; e iniziò la sua confessione.
«L’avevo vista la prima volta mentre danzava nella luna piena con le altre ninfe. Aveva un vestito di bianchi gigli e, sui capelli biondi, una corona di rose gialle. Era così bella… Credimi, era impossibile non innamorarsi perdutamente!»
Eccome se gli credevo…
«Dopo quella notte ho spiato per giorni ogni sua mossa, alla ricerca del momento giusto per dichiararle il mio amore. Più di ogni cosa desideravo averla vicina e parlarle.»
 Sirio si era accucciato pazientemente davanti alle sue zampe caprine.
«Oggi finalmente – nell’ora che più amo – Syrinx s’era sdraiata sola nel bosco a riposare: era il momento perfetto! Così mi sono avvicinato in silenzio e dal nulla le sono apparso alle spalle. Il cuore mi batteva così forte e non stavo più in me.»
«Poi che cosa è successo?»
«Oh, accidenti a queste mie corna e a queste zampe caprine! Appena mi ha visto s’è spaventata a morte, iniziando a correre a perdifiato. Le gridavo che non aveva nulla da temere ma lei continuava a sfuggirmi.»
«E poi?»
«Quando arrivai lì, sul fiume, era in ginocchio con le mani alzate al cielo, come per invocare gli dèi. E quando fui più vicino riuscii anche a sentire le sue parole, per me terribili.»
«Che cosa diceva?»
«Pregava gli dèi che non la lasciassero cadere nelle mie braccia… avrebbe preferito perdere la vita, piuttosto.»
«Per Giove!»
«L’ho raggiunta appena in tempo per abbracciarla. Ma poi…»
«Poi? Avanti, dio Pan, confessa!»
«… un attimo dopo, vedi, fra le braccia stringevo queste snelle ed elastiche canne.»
«Vuoi dirmi che gli dèi l’ha trasformata in questo modo?»
«Fammi finire, ispettore. Disperato per il suo destino e per il mio, emisi dal profondo del petto un lungo respiro e all’improvviso… »
Con gesto improvviso Pan sollevò dalle ginocchia quello strano strumento fatto di canne.

flauto

Già… “è un flauto!”, direte voi, ma prima di allora vi assicuro che non esisteva. Avvicinandolo alle labbra, iniziò dolcemente a soffiarci dentro.
Non so quanto a lungo abbia suonato. La musica prodotta dalle canne di Syrinx mi stregò di malinconia e gioia, portandomi in un altro mondo dove forse il tempo non esisteva.
Mi riscossi soltanto sentendo la lingua calda e umida di Sirio sulle mie mani. Riaprendo lentamente gli occhi trovai davanti ai miei quelli grossi e divini di Pan:
«Dunque, ispettore, ora sai che cosa è successo a Syrinx e dove è scomparsa. Nel dolce sussurro di questo flauto, io potrò parlarle, potrò per sempre stare vicino a lei.»
Abbassò gli occhi e tornò a suonare, mentre come ballerine, le canne ondeggiavano intorno a lui.

FINE

Adatt. da Luca Soverini, La ragazza che divenne pesce, Mursia Scuola

* Immagine di copertina: Michal Jarmoluk/PIXNIO
** Brano audio: CarlosCarty/freesound